Origine della moneta e monete antiche


La storia delle monete non si può dissociare da quella dei metalli preziosi. All'inizio si usavano lingottini o pani di metallo per i commerci. Poi spuntarono i dischetti tondi di oro e argento, o nella loro lega chiamata elettro, che rendevano più facileil trasporto ma soprattutto l'acquisto di beni di ogni tipo;


Le monete, questi primi dischetti, valevano il loro contenuto in peso ed avendo pesi diversi permettevano di avere a disposizione denaro anche per le spese piccole, senza dover
preoccuparsi di dover tagliare i grossi pezzi di metallo.

Le origini dell'oro

L'oro come moneta


In Babilonia, nei tempi più remoti, il rame serviva come denaro mentre nell'antica Assiria il piombo era il mezzo di pagamento usuale. Entrambi furono poi sostituiti dal'argento nel III millennio a.C.; esso compare in diverse forme e oltre al'argento grezzo lo si trova anche in forma d'anello, i siglos.

Babilonia e l'inizio dei metalli

Vi sono delle primitive monete di bronzo le quali erano fuse, cioè fabbricate colando il metallo liquefatto dentro a forme su cui erano stati grafiti dei tipi. Ma questa monetazione detta
ponderale è relativamente scarsa rispetto alla moneta coniata.

Quelle coniate o battute erano ottenute battendo un tondello tra due conii di bronzo.

La prima attestazione di monete nel senso completo del termine, e quindi non solo di metallo punzonato con un simbolo, ci proviene da una regione dell'Asia Minore, la Lidia, dove lo storico greco Erodoto ci racconta per primo di questa strana usanza dei dischetti di metallo e afferma
i Lidii furono i primi a coniare monete d'oro e d'argento, ora attribuite a Creso (560 - 546 a.C.).

La moneta nasce in Lidia

Se le prime monete d'oro e di elettro sono nate in Lidia, si suppone però che per prime di
argento siano state battute quasi contemporaneamente sull'isola di Egina; erano le famose
tartarughe! Le lidie conquistarono l'impero Persiano mentre gli argenti di Egina si diffusero
in metà mediterraneo; e tutto avvenne in pochissimi anni!

Una distinzione semplice e scolastica attribuisce l'oro alle monete delle grandi dinastie
monastiche e l'argento alle republiche indipendenti: i Re di Lidia, i Sovrani achemenidi
della Persia, Filippo II in Macedonia e suo figlio Alessandro nel suo impero e i suoi sucessori denominati diadochi, produssero monete d'oro in grandi quantità, mentre le poleis greche e la repubblica di Roma preferirono far circolare pezzi d'argento. Un fondo di verità c'è!

Da qui si deve conoscere il concetto dei talenti dato si era nel periodo in cui i valori grossi si pesavano, non si valutavano in monete. Un talento era composto da 100 libbre di argento
non coniato (quindi senza valore nominale) e una libbra pesava, in origine, 327 grammi.

Sistemi ponderali mesopotamici antichi

Mina e talento non furono mai coniate e rappresentavano delle monete di conto o monete fantasma. Le Poleis greche usavano invece la dracma come base dell'argento e si inserirono
in questo sistema oramai affermato.

"Non ci resta che tornare alle belle vecchie stime... mi par di ricordare che una nave da
guerra costasse 3 talenti."*

In Cina esistevano già nel V secolo a.C. dei prototipi di moneta fusa dai quali derivarono
in seguito le monetazioni cinese-indocinese-giapponese.

Per monete greche si intendono tutte le monete dei popoli non romani e perciò popoli
anche non greci per stirpe.

La moneta nell'Impero persiano

Nella Bibbia si parla di monete solo quando gli Ebrei conquistarono la libertà sotto Ciro, cioè
500 anni prima di Cristo. Il patriarca Abramo, compera un campo e lo paga 400 sicli d'argento.

La monetazione indiana è invece derivata da quella persiana e successivamente
greca-macedone in epoca posteriore alle conquiste di Alessandro Magno.

Uno dei problemi principali diventò presto il dover appurare se i dischetti tondi di oro e
argento
valessero il loro contenuto in peso; qui entrava in gioco il sigillo dell'autorità
emittente (Re, Imperatore...), il quale serviva anche a garantire la qualità e il valore
intrinseco. La Civetta di Atene o le tetradracme di Alessandro furono esempi della
credibilità di cui godettero gli Stati che le emisero.

Le monete greche

Nell'antichità la moneta era presso i cambisti un oggetto di commercio come il metallo
non monetato. Il peso e il titolo determinavano il corso della moneta, senza alcun
riguardo al valore arbitrario che le davano alcuni governi per l'uso dei loro sudditi.

La differenza forse più forte che i sudditi notarono tra l'uso dei metalli e l'uso della
moneta coniata fu la possibilità dei governi di porre fuori circolazione le monete!
Ciò poteva avvenire per svariati motivi, sia economici (cambiamenti di valore del
metallo, svalutazioni...) sia politici (cambio di regnante, occupazione straniera...).

Le monete fenice e di Cartagine

Le monete ellenistiche

Le monete dei Parti e dei Sassanidi

Si dicono monete autonome quelle battute da città le quali si governavano da sole con le
proprie leggi. Coloniali quelle emesse dalle colonie e imperiali greche quelle emesse nelle
città conquistate dai romani, ma a cui era rimasto o dato il diritto di coniazione.

Dalle coste del Mediterraneo l'uso della moneta si diffuse presso molti dei popoli
dell'interno, quasi tutti appartenenti all'etnia dei Celti.

Le monete celtiche

Prima della conquista romana della Britannia, iniziata da Giulio Cesare e conclusa decenni
dopo dall'Imperatore Claudio, circolavano nelle isole monete d'oro, d'argento e di bronzo
battute dalle tribù e dai regni locali d'ispirazione gallica o macedone, quali gli Stateri di
Filippo II. Verso il 10 a.C. le monete iniziano a perdere il loro tradizionale stile celtico per avvicinarsi allo stile Romano, nel cui sistema economico saranno integrate per circa 4 secoli.

Dalle coste del Mediterraneo l'uso della moneta si diffuse arrivando anche nel Corno d'Africa!

Le monete aksumite d'Etiopia

Le monete etrusche

Si arriva quindi al sistema monetario romano, il più evoluto, complesso e diffuso nell'antichità,
oltre ad essere quello di cui ci sono giunti innumerevoli esemplari più di qualsiasi altro.

I Romani chiamavano libbra un peso di circa 327,5 grammi ed era in riferimento ad essa
che si usava determinare il piede delle varie tipologie monetali. Ma non era una moneta.

Il termine lira ha origini lontane e incerte e molto probabilmente è derivato per caduta della consonante intermedia nelle parole equivalenti, sia di libra, in uso nel mondo romano, latino,
italico, imperiale, bizantino e medievale, sia di λßτρα in quello della Sicilia antica.

Le monete principali a circolare nell'età repubblicana e nel primo periodo imperiale erano:

Asse in bronzo
Dupondio in oricalco equivalente a 2 assi
Sesterzio in oricalco equivalente a 4 assi
Denario in argento equivalente a 16 assi
Aureo in oro equivalente a 25 denari

Ad esse se ne aggiunsero molte altre, soprattutto nei secoli III e IV.

Le monete repubblicane romane

I Romani furono i primi ad inserire sulle monete rappresentazioni di eventi o fatti
accaduti, realizzando così con le monete un doppio scopo: quello di assolvere il
compito di interscambio commerciale e quello pubblicitario della cultura romana.

Le monete imperiali romane

La ricca varietà, l'ampia estensione dell'impero sia come superficie sia come periodo, unita all'importanza e alla bellezza degli esemplari, desta da sempre una grande attrattiva per collezionisti e studiosi di tutto il mondo. Segnaliamo la tipologia più diffusa, i denari:

Collezzionare i denari romani

I secoli portarono le monete romana spargersi sino ai confini del mondo allora conosciuto
e in certi casi anche oltre.

La diffusione delle monete romane

L'inflazione: un male antico

 

Nell'antichità, forse perchè si era più vicini all'istituzione della moneta, e se ne aveva
l'istituzione più presente allo spirito, le alterazioni furono più rare.

Più consistente fu il problema delle falsificazioni effettuate nel Rinascimento, quando si era
diffuso lo studio e la ricerca delle monete classi; apparvero monete di pura invenzione tra
le quali la più famosa era una commemorante la vittoria di Cesare su Mitridate, re del Ponto;
su di essa compariva la scritta "Veni, vidi, vici", le parole che si dice fossero pronunciate da
Giulio Cesare a descrizione dell'evento.

 

Nessun autore antico o moderno che abbia trattato di numismatica o di metallo-tecnica si era mai occupato sino all'inizio del Novecento di investigare e di dirci come gli antichi purificassero l'oro; dalle monete è comunque provato che la purificazione era raggiunta ad un livello altissimo!
Matteo Piccioni e altri autori successivi credono che gli Antichi conoscessero benissimo il metallo mercurio, sin dai tempi più remoti, come alcuni monumenti della preistoria potrebbero dimostrare. E la purificazione completa si raggiunge con l'uso del mercurio, metodo durato sino all'era moderna.

Il passaggio da un periodo storico ad un altro non corrisponde sempre ad una effettiva o significativa variazione della moneta o del sistema da cui deriva. Mentre la monetazione
dell'Impero d'Oriente sarà abbastanza coerente da Costantino in poi, non così accadrà in
Occidente, e altrove come in Persia o nel Nord Africa sarà l'invasione araba a costituire
una svolta.

 

* Yahoo Answer - Autori vari

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