Le monete greche


Atene, Corinto, Egina... le poleis coniavano ciascuna le proprie monete!
Caratteristica principale delle monete greche è in genere il loro spessore e il
rilievo, talvolta notevole, dell'impronta. La Grecia ci ha tramandato l'eterna
bellezza dei suoi decadrammi e tetrdadrammi, dall'arte mai superata in tutti i tempi.


La tartaruga di Egina, la Civetta di Atene, la spiga del grano sulle monete di Metaponto, il granchio su quelle Agrigento, la lepre su quelle di Messina, il defino di Taranto...

Caratteristiche delle monete greche

Caratteristica principale delle monete greche è in genere il loro spessore, il rilievo, talvolta notevole, dell'impronta, la quale contrasta con la piattezza delle monete medioevali e moderne, avvicinandole molto alle medaglie. Molte monete greche al neofita sembrano appunto medaglie mentre ciò era un concetto poco noto ai Greci e tutti questi loro tondelli medagliformi erano vere e proprie monete alle quali si annette spesso un concetto commemorativo. L'ambiguità è causata anche dal fatto che le monete greche non recano quasi mai indicazioni sul valore: esso si deve ricercare tramite il peso.

Le monete greche in genere non sono molto grandi a parte alcune eccezioni nel bronzo, specialmente per le grandissime monete fuse italiche e per certe monete coniate dai Tolomei d'Egitto, ma la maggior parte di quelle d'oro o d'argento sono piccole quantunque massicce
e quindi relativamente pesanti. Anzi l'oro e l'argento si coniavano anche in frazioni minime,
come avveniva a Taranto.

Egina - Statere d'argento -600 a.C. circa

Le "tartarughe", le prime monete della Grecia, dominarono il commercio nell'Egeo nel VI secolo a.C.

Come metalli troviamo rappresentati l'elettro, l'oro, l'argento e il bronzo ma è da notare che quest'ultimo era meno usato dei metalli nobili, e le monete d'oro e argento erano in ogni caso tipiche della classe greca.

Tipologie e pesi

Nella Numismatica greca è importante la questione dei diversi sistemi monetari aventi vigore nell'antichità: la ricerca delle loro origini e derivazioni è uno studio particolarmente
basato sul peso.

Dracma: era al tempo stesso sia l'unità ponderale sia l'unità monetaria.

Tetradramma: multiplo della dracma, del valore di quattro dracme.

Statere: Termine generico che indica solitamente il nominale più alto normalmente battuto all'interno di un sistema monetale. Per quanto riguarda la monetazione in oro, il vocabolo è utilizzato dagli studiosi in riferimento al nominale coniato con più frequenza, anche se questo
uso non trova riscontro nelle fonti antiche.

Talento: Il peso più elevato nel sistema ponderale greco, equivalente in quello attico a 6.000 dracme (kg 26 circa). Il termine viene convenzionalmente utilizzato per indicare anche un peso mesopotamico, simile a quello greco.

Se i Lidi inventarono la moneta, i Greci le conferirono un carattere di immortalità.
Popolo commerciale ma di sensibilità artistica, gli antichi Greci portarono la moneta
all'apice dello suo sviluppo, ideando alcuni dei conii più belli che siano mai stati usati.
Dapprima seguirono le orme dei Lidi, conferendo alla tecnica mutamenti irrilevanti, ma
quando le potenzialità artistiche della moneta furono comprese, i Greci la svilupparono
in una vera forma d'arte offrendo degli esemplari stupefacenti di bellissime opere in miniatura.

Intorno al 500 a.C. abbandonarono l'uso di punzoni senza marchio e cominciarono a incidere disegni dapprima elementari all'interno di quadrati incusi, quindi sempre più complessi di
forma circolare. Per la prima volta possiamo parlare di monete con dritto e rovescio.

I motivi delle due matrici si fecero col tempo più impegnativi e il periodo che va dal 415 al
336 a.C. vide il meglio dell'arte numismatica greca con magnifiche rappresentazioni di dei,
dee e animali, modelli a cui si rifaranno molte monete moderne.



Verso la fine del IV secolo prende avvio un certo declino, riflesso delle sorti della Grecia
stessa conquistata da Filippo il Macedone nel 338 a.C. e assorbita nel vasto Impero
ellenistico da suo figlio e successore Alessandro il Grande (336 - 323).
Per la prima volta appaiono sul retro delle monete i ritratti dei personaggi del tempo
a riflesso del grande potere assunto dai re ellenistici come Alessandro.
Ciò rappresenta un limite alle possibilità decorative, vincola la fantasia dell'incisore.
Lo stesso avviene per la figurazione del rovescio, dove si ripete adesso quasi
costantemente la rappresentazione dell'immagine seduta di Zeus.

Poi con questo termine si indicò anche una moneta d'argento; essa rappresentava una metà
mentre l'intero era costituito dalla didramma o statere; la parola stadera indicava uno
strumento per misurare, una bilancia, derivante dal termine greco stater.

I tipi ossia la figura o l'oggetto rappresentato sulle monete greche sono in genere l'emblema della città o del sovrano, e costituiscono l'elemento che conferisce loro il potere di circolare. Spesso l'immagine principale è accompagnata da figurine poste nel campo o nell'esergo; in questo caso si parlerà di simboli. Spesso sono legate ad avvenimenti particolari come nel caso di una Nike, figura alata la quale rappresenta la vittoria, o di una panoplia, una armatura di soldato esposta come trofeo di guerra, dopo una battaglia con esito favorevole.
All'inizio della produzione monetale greca troviamo una prevalenza di figure di animali, tipo il toro o il leone sulle monete di Acanto in Macedonia nella prima metà del V secolo a.C., o di esseri fantastici come la Gorgone presenti sulle monete di Olbia (colonia greca sul Mar Nero fondata da Mileto) a addirittura il Grifo apparso sulle monete di Abdera in Tracia, databili verso il 530 - 500 a.C.

Uso delle monete greche

Nell'antichità greca la moneta era presso i cambisti un oggetto di commercio come il metallo non monetato. Il peso e il titolo determinavano il corso della moneta, senza alcun riguardo al valore arbitrario che le davano alcuni governi per l'uso dei loro sudditi.

L'uso di contare in talenti si estendeva a quasi tutta la Grecia, ed anche al di fuori.
Il talento valeva 60 mine, la mina 100 dracme e la dracma valeva 6 oboli.

La mina e il talento risultavano quindi, oltre a valori ponderali, delle unità di conto, le quali potevano contarsi in dracme o in monete straniere ma sempre significherebbero un dato peso.
Non furono mai coniate monete di quel valore, dato l'enorme peso, ma spesso nelle cronache
i due termini sono citati nei grossi pagamenti. Ad esempio in una commedia di Teleclide del V secolo (citato da Plutarco) si riporta:

"Caricle gli ha dato una mina perchè non dicesse..."
"Quattro mine gli ha dato Nicia, figlio di Nicerato..."

Ad Atene l'obolo di divideva in 8 calchi e il calco in 7 lepti. Regolarmente la moneta era d'argento sino al mezzo obolo; il dicalco o quarto di obolo era di argento e rame; i pezzi più piccoli erano fatti solo di rame. Una volta sola si battè moneta di rame, forse oboli, ma non circolarono per molto tempo. Da autori di un epoca meno antica, come Luciano, si fa menzione di oboli di rame che però non possono appartenere alla monetazione ateniese. I più grossi pezzi d'argento, le tetradramme o stateri, si trovano spesso. Gli studiosi hanno fissato diversi valori al talento (unità solo di conto dato che corrispondeva a quasi trenta chili) partendo dalla tetradramma che non ne aveva nè il peso nè il titolo. Sotto questo doppio riguardo le monete antiche la vincono su quelle successive.
Secondo le ricerche di Barthelemi e di Eckhel, nei tempi splendidi di Atene, gli stateri
pesavano 328 grani, comprendendo 4 grani per ciò che potevano perdere nei secoli.

Un talento è approssimativamente paragonato a 1375 Talleri dell'Ottocento !!

La massa di metalli monetati o non, crescente lentamente in Grecia, prese un aumento più rapido quando i tesori dell'Oriente si aprirono. Questo aumento trascinò dietro quello dei prezzi, in modo che la moneta sembra avere ai tempi di Demostene una valore 5 volte minore di quello ai tempi di Solone. L'oro soprattutto fu all'inizio rarissimo. Secondo Teopompo non era ancora oggetto di commercio all'epoca di Creso.

L'argento è quasi puro giacchè Atene non mischiava nè piombo nè rame come invece
altri stati. Così questa moneta era preferita e cambiata in ogni dove con vantaggio.
La moneta Attica pesava più prima di Solone, in seguito il peso del commercio sorpassò
quello della moneta. Si può ammettere con grande probabilità che Solone provava a fare 100 dracme nuove con 75 vecchie ma la nuova moneta si trovò ancora al di sotto tanto ne
bastarono 72. Si chiamava leggera la dracma attica in opposizione alla dracma pesante
di Egina, che valeva 10 oboli attici; il talento di Egina valeva quindi 10mila dracme
attiche. Anche il talento di Corinto era circa del medesimo valore.

Lo studio profondo e sistematico della tecnica antica porta beneficio alla Numismatica; così
si potrà vedere che la voluta moneta di ferro che Licurgo sostituì a quelle d'oro e d'argento
è un falso storico, perchè dati i mezzi di coniazione in quell'epoca, non era possibile coniare il
ferro correntemente a moneta; al limite si potevano fondere delle verghe o mattoni di ferro.

L'accordo pieno del 406 a.C. tra il grande generale Lisandro di Sparta e Ciro il Giovane,
figlio minore del Re di Persia, contro la lega ateniese, portò all'aumento degli stipendi
degli equipaggi della flotta peloponnesiaca da 3 a 4 oboli giornalieri.*

Commerci della Grecia

I greci diffusero l'uso della moneta in tutte le loro colonie sia occidentali (Sicilia, Magna Grecia, Marsiglia) sia orientali, e nei secoli seguenti anche presso altri popoli, i quali commerciavano
con le colonie greche (Celti, Cartaginesi, Etruschi... sino ai Romani).

C'è una differenza profonda tra la colonizzazione del VIII secolo a.C. e quella del VII; nella
prima la colonizzazione sembra il risultato dell'intraprendenza individuale, condotta senza
direttive politiche mentre nella seconda essa tende a diventare una impresa statale, oggetto
di programmi di governo e di trattati tra le poleis. L'omogeneità delle serie monetali riflette
un unico ambiente economico ed un elemento propulsore unitario il quale sembra da
ricondurre all'azione e all'influenza coordinatrice di Corinto.*

Miniere della Grecia

La Grecia propria possedeva poche miniere di metalli preziosi: al primo posto quelle di argento
di Laurio o Laurion nell'Attica, presso capo Sunio, oro in Tessaglia, oro e argento a Sifno,
nell'Epiro si estraeva l'argento e un poco se ne trovava anche a Cipro. Il monte Pangeico ai
confini tra Macedonia e Tracia racchiudeva maggiori ricchezze: l'Ebro aveva la sua sorgente
assieme all'oro che trasportava.

Questi metalli arrivavano in maggiore abbondanza dall'Asia e dall'Africa.

Il monte Laurion dava anche piombo; nel V secolo fu sfruttato intensivamente, il lavoro era compiuto da schiavi tenuti in condizioni disumane. Plutarco lo descrive così: "lavoro perpetrato
per lo più da malfattori o barbari schiavi, i quali sono tenuti in catene e si rovinano la salute
in luoghi chiusi o malsani".

 

Officine monetarie delle poleis e loro sigle


A = Elide / Argo
?T? = Atene
AI = Egina
AIG = Egina
AIGI = Egina
AKPA = Agrigento
A?I = Alicarnasso
AM = Ambracia
AMBPA = Ambracia
AP = Argo
APKA = Arcadia
AX = Acaia
BOI = Beozia
EY = Eubea
EYB = Eubea
EF = Efeso
FA = Fere
? = Leucade
?A = Lacedemone / Larissa
?API = Larissa
?E = Lesbo / Leucade
?EON = Leontini
?EY = Leucade
?Y = Licia
K = Clazomene / Cirene / Corcira
KAMA = Camarina
KAV = Caulonia
K?A = Clazomene
KNI = Cnido
KO = Corcira
KOP = Corcira / Corinto
KPO = Crotone
KPOT = Crotone
KYPA = Cirene
H = Elide
HPAK = Eraclea
MA = Magnesia / Massilia
MAG = Magnesia
MAGN = Magnesia
MASSA = Massilia
MEG = Megara
ME = Messana / Metaponto
MES = Messana / Messene
MET = Metaponto
META = Metaponto
MI = Mileto
MYTI = Mitilene
NA = Nasso
?OS = Poseidonia
PO = Rodi
SA = Samo
SE?I = Selinunte
SI = Sicione
SIPA = Siracusa
TA = Tanagra / Taranto
TAN = Tanagra
TANA = Tanagra
TAP = Taranto
TEPI = Terina
T? = Tebe
T?B = Tebe
XA? = Calcide

 

* Marta Sordi - Il mondo greco dall'età arcaica ad Alessandro

 


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