Il fiorino d'oro: la moneta della Cristianità |
La moneta d'eccellenza di Firenze fu il fiorino d'oro, la sua creazione un evento di Nel 1252 Firenze coniò i primi fiorini d'oro,
i quali ebbero subito un enorme successo e furono imitati in tutta l'Europa come simbolo di valore e di ricchezza, persino in Inghilterra, Germania, Ungheria e Russia. Nel nord erano
denominati gulden. Era il novembre 1252 secondo il Villani, settembre secondo altre fonti, quando fu emessa la moneta d’oro puro, con peso di 3,54 grammi e bontà di 24 carati, denominata fiorino; 8 fiorini pesavano un’oncia. Fu posta in diretto rapporto con la moneta d’argento al valore di 20 soldi ovvero una Lira. Così la Lira per un breve periodo si trasformò da moneta fantasma in moneta reale. Era la prima volta che accadeva ma già nel 1274 la parità era saltata e il fiorino iniziava a valere più di una lira, e ciò sarebbe continuato negli anni a venire. la quale per diversità di coniazione e di peso, ebbe denominazioni speciali nelle successive emissioni: fiorino largo, leggero, stretto, di grosso o buon peso, di suggello; fu coniato con caratteristiche rimaste inalterate fino al 1422, quando peso e diametro furono aumentati lievemente, forse in modo da rendere visibili eventuali tosature. Cambiò la misura, rimase però sempre identica l’iconografia: la moneta infatti mostra sempre al diritto il giglio, simbolo di Firenze, e l’iscrizione Florentia e al rovescio il patrono san Giovanni Battista, circondato dall’iscrizione S. Iohannes. La coniazione della moneta aurea fiorentina fu una modificazione epocale, non solo economica ma al tempo stesso sociale per la città e per il mondo occidentale in generale. Quanto fu importante nella visione stessa della vita dei toscani lo si evince da alcune note emergenti dalle cronache. A dimostrazione della reale percezione da parte del Popolo e delle magistrature cittadine del valore connesso alla coniazione, nelle pagine di queste cronache l’accento viene posto sull’aspetto propagandistico legato alla moneta.** Fu emesso in tratte diverse. Lord Vernon nelle sue "Illustrazioni" ha raccolto « che il primo Fiorino fu coniato nel 1252 d’oro puro, e secondo il Villani, fu al titolo di ventiquattro carati e del peso d’un ottavo d’oncia. Le tratte dei florini fatte in vita di Dante si possono annoverare a circa 150. Ad ogni tratta la Zecca apponeva un segno diverso; circa il 1303 al segno si trova aggiunto anche l'anno della tratta.» Secondo Massimo Sbarbaro "Il fiorino nascose una speculazione politica legata al tentativo di destabilizzazione
del regno di Federico II, dopo la morte dell’imperatore, attraverso una manovra economica
sull’augustale che sfruttasse quella che gli economisti avrebbero chiamato la legge Il Vettori affermava: "Per la sua bontà, e la bellezza salì in tanto pregio, e stima, che estinse ogni altra moneta d'oro, che per l'innanzi correva; e dando il suo nome a tutte l'altre che di conio elleno si fossero, divenne quasi moneta comune del Cristianesimo: ond'è che da grandissimi Re, e Principi in tutte le province fu battuto." Larghissimi, infatti, il credito e la diffusione della moneta fiorentina: fiorini d'oro furono coniati in quasi tutte le zecche dell'Occidente, intendendo imitare il prototipo fiorentino, senza raggiungerne tuttavia la purezza assoluta di 24 carati. Dopo il 1300 coniarono i loro "fiorini" anche i Paesi Bassi, la Fiandra prima del 1312, il Lussemburgo, la Boemia, l'Austria e alcuni stati tedeschi quali Colonia, la Baviera (sotto l'imperatore Lodovico il Bavaro) e il Conte di Gorz. Così pure l'Ungheria, tra il 1308 e il 1342, che aveva il vantaggio di possedere dei proprio giaacimenti di oro. Dal 1340 si aggiunse il più grande emporio del Nord e della Lega Anseatica, Lubecca. All'estrema frontiera del mondo cattolico, la Polonia invece tenterà l'esperienza solo nel 1528. Moneta imitata ovunque e talora contraffatta: in Italia vi furono il fiorino di Siena, Lucca, Milano, Savoia, papale o di camera mentre all'estero il più famoso e diffuso per secoli fu il fiorino renano, coniato negli stati tedeschi del Reno. Sempre Lord Vernon: "La repubblica fiorentina durante i suoi maggiori infortuni, e fino agli ultimi anni della sua esistenza, mantenne sempre il fiorino d’ oro della stessa bontà e dello stesso peso. Al tempo di Dante i fiorini d’oro erano sparsi e circolavano in tutti i paesi d’Europa, sulle coste di Barbarie, dell’Egitto e di Romania." Quindi è proprio corretto il Vettori nel definirla "moneta comune del Cristianesimo" o meglio ancora oggi diremo "moneta della Cristianità"! Ancora nell'anno 2000 vi erano due nazioni europee le cui monete si chiamavano fiorino: Olanda e Ungheria. Dopo l'entrata in vigore dell'Euro è rimasta solo la seconda. Le Goff nel suo libro"Lo sterco del diavolo" segnala come importante l'apparizione del fiorino ma senza darci il peso che merita; Carlo Cipolla invece la segnala nei suoi scritti come una svolta epocale, quale in effetti fu! I fiorini furono emessi in milioni e milioni di esemplari, le stime di Villani e di Vettori indicano tra le 300 mila e le 400 mila monete ogni anno. Le banche Peruzzi e Bardi di Firenze, le più importanti dell'epoca, prestarono al re d'Inghilterra rispettivamente 600.000 e 900.000 fiorini. Anni dopo Edoardo III, dissanguato dalla decennale guerra in Francia, si rifiutò di saldare il suo debito e ciò portò al fallimento delle due banche, esposte per un totale un milione e mezzo di fiorini d'oro. La cifra era enorme, la più alta mai registrata sino ad allora e causò un tracollo dell'economia fiorentina. Si trattava di oltre 5 tonnellate d'oro! Due economisti italiani dell'Ottocento si divertirono a calcolare a quanto sarebbe ammontato il debito della Corona inglese nei confronti della città toscana, considerati gli interessi di oltre 5 secoli e le penali di mancato pagamento: si trattava di tutto l'impero coloniale inglese, isole britanniche escluse. Strano a dirsi
Ciò ci dimostra quante monete d'oro erano effettivamente disponibili a Firenze. Ma molti e molti altri fiorini erano ancora in circolazione sul mercato internazionale. Costi valutati in fiorini Alcuni esempi nella narrazione di Giovanni Villani sulla Firenze della prima metà del Trecento: Nel Quattrocento la paga di un soldato mercenario italiano era in media di 3 fiorini al mese. Un destriero per i capitani o i connestabili costava almeno 50 fiorini mentre per i soldati ne bastava uno da 30 fiorini; talvolta lo si tollerava anche se di pregio inferiore ma, in questo caso, l'ufficiale pagatore si tratteneva un fiorino al mese sul soldo. Uno dei primi contratti conosciuti di assoldamento tra un sovrano e un condottiero dei mercenari è valutato in fiorini. Si tratta dell'accordo del 1 novembre 1448 tra Francesco Sforza e il marchese Guglielmo del Monferrato; quest'ultimo offre i propri servigi con 700 lance e 500 fanti per una ferma di 8 mesi, in cambio di uno stipendio mensile di 6600 fiorini. Nel 1420 il condottiero Braccio da Montone è assoldato dal papa Martino V per presidi nelle Marche di 300 lance e a Napoli di altre 800; in cambio riceverà 52.000 fiorni per i primi 18 mesi e altri 60.000 per i seguenti 18 mesi. Inoltre Braccio avrà 54.000 fiorini per mettere a disposizione altre 600 lance pronte ad intervenire nelle terre governate direttamente dal pontefice.** Molto conosciuta è la condanna di Dante all'esilio dalla sua Firenze; ciò coincise con la caduta Esistono esempi anche sugli immobili e addirittura sui paesi. Il possesso di Livorno, quando Firenze lo acquistò da Genova, costò la bellezza di 100.000 fiorini! La rivalità col ducato veneziano Nonostante la sua enorme diffusione e fama in tutta Europa, al punto di definirla la "moneta della Cristianità", il fiorino non ebbe successo in Africa e Asia, dove era molto più preferito il ducato veneziano. Si incorreva così in certi casi al limite dell'assurdo. Il primo "viaggio di levante" delle galee fiorentine ci illustra uno di questi incredibili aneddoti. Il 12 luglio 1422 partiva da Pisa la prima galea armata con destinazione Alessandria, alla quale se ne unì subito una seconda. Sulle navi viaggiavano anche più "merchanti fiorentini" i quali portavano drappi dal valore di 4.000 fiorini e in contanti per acquisti di spezierie, 56.000 ducati. Si noti la sproprozione tra il valore delle merci da vendere e il denaro da investire in compere. Quanto al fatto che si portassero ducati e non fiorini, i fiorentini dovettero accettare questa mortificazione perchè solo il ducato veneziano era ammesso ad Alessandria come moneta di scambio, e gli ambasciatori della Signoria, proprio fra le prime richiesta da rivolgere al sultano, dovevano domandare la parificazione del fiorino al ducato! *** Le notizie sopra citate su Avignone e Limburg testimoniano invece che in Europa non c'era quasi paragone tra la presenza del fiorino rispetto a quella del ducato, un rapporto di almeno cento a uno. Si discute sempre tra collezionisti e studiosi su quale delle due monete fu la più diffusa, forse è solo questione di simpatia indicarne una; di certo per oltre tre secoli nessuna predominò sull'altra, si spartirono semplicemente il mondo. Nessuna delle due monete quindi raggiunse mai il predominio assoluto avuto in passato dal solido bizantino, il vero dollaro del Medioevo.
L'abbandono delle emissioni Dal 1530 il fiorino si vide affiancare lo scudo d’oro coniato sul modello dell’écu d’or au soleil francese che di lì a poco l’avrebbe soppiantato. Sopravvisse ancora dopo il 1533, quando ne fu abbandonata la coniazione, restando in circolazione in Italia e nel resto d’Europa per molti decenni. La fine delle emissioni dello storico e famosissimo fiorino a prima vista sembra un mistero o una assurdità. In realtà sembra ci fu dietro soprattutto una motivazione politica, un freddo calcolo per abbandonare quella moneta così legata alla civiltà borghese e repubblicana, alla grande età dei mercanti - banchieri, tanto da esserne diventata l'emblema. Sparirà all'instaurarsi del principato mediceo, il cui Duca Alessandro affiderà proprio alla moneta l'incarico di diffonfere la sua immagine di principe nuovo e l'inizio di una età diversa; per il suo ritratto nel testone d'argento chiamerà un'artista famoso, Benvenuto Cellini ed esso corrisponderà alle istanze più moderne della civiltà artistica contemporanea, col suo esplicito richiamo al più aulico, imperiale classicismo.**** Dopo Alessandro, Cosimo nel 1533 metterà al bando la vecchia monetazione repubblicana,
Nella "Divina Commedia" visitiamo il girone infernale dove soffrono i falsari, tra cui il celebre Guido d'Adamo, contraffatore in Casentino dei fiorini d'oro.
* Grierson - La moneta - 1979 ** A Sbarbato - 2020 ** Storia Illustrata - 1971 *** Armando Sapori - 1970 **** Beatrice Paolozzi Strozzi |