La legge di GreshamSir Thomas Gresham, fu banchiere (Londra 1519 circa - ivi 1579), agente finanziario della corona all'estero e tesoriere della regina Elisabetta. Sostenne il ritorno alla moneta di valore intrinseco pari a quello nominale, con argomenti che valsero il nome di "Legge di Gresham" (attribuita dall'economista H. D. Mac Leod nel 1857), secondo il principio per cui "la moneta cattiva scaccia la buona". |
Sir Thomas Gresham fu un mercate e finanziere inglese del ’500. Singolarissimo personaggio di epoca elisabettiana, era il banchiere della Regina e il fondatore di Exchange Alley, ossia, (anche se tutti sostengono giustamente che la prima borsa sia stata quella di Amsterdam nel 1609) la prima "protoborsa" a Londra, poi evolutasi nello "stock exchange", termine che ancora denota la borsa nel mondo anglosassone. Tra i suoi tanti lasciti c'è anche l'aver finanziato buona parte dei viaggi di esplorazione di epoca elisabettiana e la fondazione del Gresham College di Londra, il primo "politecnico" con 7 cattedre di matematica, il quale guarda caso è stata anche la prima sede della Royal Society. Costruì a sue spese la Royal Exchange della City (distrutta nell'incendio della città nel 1666), fondò il Gresham College e istituì le prime cartiere inglesi. Thomas Gresham frequentò Anversa verso la metà del Cinquecento e sfruttò la sua abilità per procurare armi e munizioni agli inglesi in vista dei conflitti con la Francia e la Spagna. Da Anversa lascia delle interessanti testimonianze numismatiche sia sulla diffusione dei pezzi da otto spagnoli sia sulla mancanza di oro. Scrive il 20 dicembre del 1553. "Non vi è quaggiù sorta veruna di sterlina d'oro, la qualcosa è la più strana che si sia mai vista sulla Bowesse di Anversa: non vi è è altro mezzo di pagamento che reales d'argento di Spagna e non vi si trova nemmeno una sovrana o un angelo, per la qualcosa il cambio è elevato." * Il suo nome in numismatica è soprattutto legato alla cosiddetta "legge di Gresham": «La moneta cattiva scaccia quella buona». Citiamo correttamente la legge: "in un Paese con due monete legali in circolazione,
la cattiva scaccia la buona, quando il rapporto reale tra esse viene a mutare." Il problema è che il dollaro è la moneta buona per Gresham, economista del ’500, convinto che la moneta debba avere un valore intrinseco, una copertura che ne garantisca il valore. Per un economista moderno non è così: il valore della moneta non è dato dal suo essere in oro, in argento o in rame. Il suo valore è dato dagli scambi, e dal momento che il dollaro d’oro non viene più scambiato, è moneta cattiva. La moneta buona è la banconota non coperta da riserve di materiali preziosi, il cui valore è semplicemente, e liberamente, stabilito dagli scambi. D’altra parte, il dollaro d’oro è un ottimo bene rifugio: e infatti nei giardini e nelle casseforti è il dollaro ad aver scacciato il tallero. Verso la metà del Cinquecento e per l’esattezza nel 1551 Sir Thomas Gresham, s’accorse che si andava diffondendo la tendenza a “tosare” le monete, ovvero a togliere la percentuale d’oro in esse contenute, fondendole, aggiungendo percentuali di metalli poveri e rifacendone il conio prima di rimetterle in circolazione. Le monete in tal modo, pur conservando il loro “valore nominale legale” (con la complicità interessata della Banca d’Inghilterra e dei banchieri dell’epoca) perdevano il loro “valore reale” diventando di fatto la “moneta corrente” seppure “cattiva” che via via soppiantava quella buona. E più la moneta cattiva invadeva il mercato, più quella buona veniva tolta dal mercato, tanto che alla fine scomparse completamente non solo dall’uso corrente ma persino dalla visibilità pubblica. Solo i più anziani e le persone di cultura e di scienza ne custodivano la memoria e qualcuno, più fortunato, ne conserva qualche esemplare, ormai molto raro. Fu l’economista scozzese Henry Dunning Macleod che nel 1857 così denominò tale legge in riferimento a una lettera scritta da Sir Thomas Gresham (1519-1579) alla regina Elisabetta in occasione della sua ascesa al trono nel 1558 e in cui osservava come «good and bad coin cannot circulate together». L’osservazione era parte della spiegazione di Gresham per «the unexampled state of badness» che la monetazione inglese ebbe in seguito al “Great Debasements” di Enrico VIII e di Edoardo VI, che ridussero il valore dell’intrinseco delle monete d’argento ad una minima frazione di quello che ebbero al tempo di Enrico VII. E fu a causa di questo svilimento, Gresham fece osservare alla regina, che «all your fine gold was convayd ought of this your realm.» **
In realtà, osservazioni analoghe erano già state scritte da Nicola d’Oresme filosofo e teologo presso l'università di Parigi nel "Tractatus de origine" intorno al 1355, e nel 1522 dal famoso astronomo Nicolò Copernico; membro del Capitolo di Warmia, egli s’interessò anche di riforme del sistema monetario e sviluppò studi di economia politica che lo portarono ad enunciare in anteprima alcuni principi sulla moneta cattiva che scaccia la moneta buona. Una citazione precedente fu di Betin Cancinel nel 1282 in una memoria scritta a Filippo il Bello. "Adeguamento valutario Un tale fenomeno è apparso in Europa quando vi sono stati creati centri di valuta debole. Non si tratta, d'altronde, di un meccanismo ricostruito a posteriori e ignorato il cui principio è descritto in una memoria data a Filippo IV dal lombardo Betin Cancinel, maestro delle monete. Di fronte al fallimento dei divieti di esportazione e importazione di contante, per fronteggiare una situazione che portava alla parziale sostituzione nel loro regno della moneta domestica buona con quella estera cattiva e al rallentamento del conio in proprie officine, quando non dava luogo ad una accresciuta concorrenza per i prodotti nazionali, i sovrani erano incoraggiati a ricorrere ad un indebolimento della loro moneta buona, per cui essa si sarebbe trovata adeguata alla cattiva moneta straniera. Quindi, a causa del meccanismo descritto, le mutazioni "esportate"; le autorità politiche furono quindi sottoposte alla pressione di un primo vincolo." L' ajustement des monnaies Supposons qu'il existe dans un pays de bonnes monnaies et dans un autre pays des monnaies plus faibles. Malgrè l'interdiction, souvent signifiée, d'exporter du metal precieux et des especes, les metaux et le bonnes spieces du premier pays sont alors attires par le second, precisement vers les ateliers monetaires de celui-ci. Le souverain qui emet des monnaies faibles peut offrir, en effet, sans restreinder son benefice, un prix plus eleve pour le metal apporté. Un tel phénomène est apparu en Europa lorsque des foyers de monnaie faibble y ont été créés. Il ne s'agit pas, au demeurant, d'un mecanisme recostruit a posteriori et ignoré des son principe se trouve décrit dans una memorie remis à Philippe par le Lombard Betin Cancinel, maìtre des monnaise.
* Cambridge University Press - "Storia del mondo moderno" volume III, Garzanti, 1969 ** Marc Bloch - "Esquisse d’une histoire monétaire de l’Europe", «Cahiers des annales», 1924, Paris 1954; tradotto in italiano "Lineamenti di una storia monetaria d’Europa", Torino, 1981 |