Ivanhoe e le monete di ogni dove


Nel capolavoro storico di Walter Scott, scritto nel 1820 e ambientato
negli ultimissimi anni del Millecento, primo e grande esempio di genere storico,
esistono vari accenni al denaro, alle monete e alla varietà di tipi monetali circolanti.


I cavalieri sconfitti al torneo di Ashby riscattano le armature pagando 100 "zecchini" ("zecchins"), famosa moneta veneziana, in verità chiamata Ducato, in circolazione perchè introdotta dai mercanti. Il sognatore delle "Notti Arabe" la conosceva come "sequin".

Di zecchini è piena la borsa dell'ebreo Isacco che il Principe Giovanni gli strappa di mano al torneo di Ashby. Quest'ultimo gli aveva invece chiesto di prestargli una manciata di bizanti e questa è la più attendibile menzione di quelle monete: il bizante o solido bizatino era la moneta d'oro internazionale dell'epoca, e circolava spesso anche nell'Inghilterra di Ivanohe, seppure con nomi diversi come abbiamo visto. Però riguardo a quella borsa, alla sera Isacco da York si lamenta di aver perso 50 zecchini e quando Gurth gli porta il pagamento di Ivanohe per l'armatura, il conto è sempre citato in zecchini: 70 intascati subito dall'ebreo e i 10 di guadagno contati uno per uno in una suggestiva scena, dove Isacco ne segnala uno corroso e uno dal peso inferiore alla norma. L'ultimo è perfetto e appena uscito dalla zecca e quindi non lo lascia di mancia al servitore. La figlia dell'ebreo, Rebecca invece restituisce per gratitudine ma di nascosto a Gurth un altro sacco di 100 monete d'oro, sempre chiamati zecchini.

Qui però ci troviamo di fronte ad un anacronismo: il romanzo è ambientato nel 1194 o 1195, e all'epoca gli zecchini ancora non esistevano, nè tantomento esisteva in Europa una circolazione di monete d'oro simile a quella descritta nel romanzo. Anche supponendo alcuni cavalieri possedessero monete arabe riportate dalla Terra Santa, chiamandole tra l'altro con appellativi non esatti, il loro uso è troppo comune e troppo abbondante per essere credibile. Che le avesse l'ebreo (sequelm arabi) è accettabile, ma non tutti gli altri cavalieri, alcuni nemmeno stati nella Terra Santa. Inoltre, dato che i Turchi coniarono da subito monete ad imitazione del ducato veneziano, resta il forte dubbio che anche la parola "sequin" sia di origine molto più tarda e non applicabile in quegli anni.*

Dato che il dinar d'oro arabo è stato rinvenuto raramente in Inghilterra, vi è la forte probabilità che la maggioranza di quelle monete fossero solidi bizantini.

Sempre al torneo, quando il principe Giovanni offre all'arciere Locksey "20 Nobili" ("twenty Nobles"), ci dobbiamo per forza chiedere dove avrebbe potuto trovare tali monete. **

Il Barone Reginaldo Fronteboeuf cerca con la tortura di ricavare 1000 lire d'argento da un prigioniero, o in alternativa propone il calcolo di un marko d'oro ogni 6 libbre d'argento. Qui il marco è evidentemente usato come peso, corrispondeva ai 2/3 della libbra, e l'oro è rapportato a meno di 10 : 1 sull'argento. Come avveniva sino a 100 anni più tardi al tempo di Edoardo III.

Stranamente Reginaldo cita la possibile difficoltà di procurarsi l'argento al posto dell'oro... circostanza stranamente contraria alla norma nell'Europa Occidentale.

Invece nel contrattare il riscatto tra Locksey, Isacco e il priore de Jeauvalux, si accenna anche ad un ipotetico borsello pieno di marchi d'oro. Qui si intendono certamente come monete ma il marco era sempre stato un peso, non fu mai una moneta sino al 1871.

L'ebreo e l'abate si riscattano da Locksey/Robin Hood con 500 e 600 corone d'argento: forse francesi o fiamminghe, dato che esse non erano assolutamente monete inglesi.***

Quando si parla di "denari d'argento" per riempire il corno da caccia, ci chiediamo se ne potessero esistere di altro metallo.

Quando il contadino sassone rimprovera l'ebreo del non avergli lanciato "uno o due manchi", si dimostra più irragionevole di quanto Walter Scott abbia inteso rappresentarlo! L'antico mancus o manca dei Sassoni non fu mai una moneta ma semplicemente un nome monetario di cui si faceva uso nei conti per indicare un numero di denari.

In un accenno ad un povero, si dice non possedesse "nemmeno una moneta templare": deve essere un modo di dire poichè i cavalieri templari (o del Tempio) non coniarono mai nessuna propria moneta; esistono solo sigilli di metallo con i loro simboli, tra cui la famosa figura due uomini in groppa allo stesso cavallo.

 

 

 

 

Il romanzo, scritto però 600 anni dopo gli eventi, ci rappresenta una realtà monetaria molto attiva: le monete erano usatissime, di molteplici tipologie e adoperate da ogni strato sociale, la loro presenza è quindi la normalità nella vita del paese. In numerosi altri brani le traduzioni indicano semplicemente "moneta d'argento" o "monete d'oro": non c'era quindi mancanza di soldi nel racconto! Vi è dell'esagerazione nel mostrarle così frequenti e del semplicismo in certe scene (monete d'oro date di mancia...) ma indubbiamente si rappresenta un affresco interessante anche se in parte anacronistico; sarebbe quindi interessante sapere se Walter Scott si fosse documentato in campo numismatico come negli altri campi, in cui la sua conoscenza storica è considerata notevole. Da queste citazioni non sembrerebbe proprio!!

Per Riccardo Cuor di Leone, come si legge nel romanzo era tenuto prigioniero dal "crudele" Duca d'Austria, fu preteso (fatto storicamente accertato) un riscatto in marki, i quali potevano contarsi in pennies o in monete straniere ma la parola marko sempre significherebbe un dato peso. Come nell'episodio della scommessa del cacciatore.

Molti si sorprenderanno a leggere che gli antichi Normanni non coniarono mai monete più grosse di quella di un penny (il loro equivalente del denaro carolingio) e nessuna minore a quella di un fardino. Il prezzo di una pecora era tra i quattro pennies e i sei pennies !

Dobbiamo però tenere presente che l'Inghilterra era all'epoca un paese economicamente periferico rispetto alle Fiandre, alla Francia o soprattutto rispetto al Nord e Centro Italia;
quindi nulla di strano se era invaso da monete straniere, soprattutto da quelle di valore,
usate per gli acquisti di rilievo o transazioni internazionali.

"Ivanohe, un romanzo storico di Sir Walter Scott ambientato in Inghilterra intorno al 1194." Molti punti storici lo rendono veritiero ma per un numismatico la prova del nove è che parlare di zecchini nel 1194 non avrebbe avuto senso essendo la moneta nata ottanta anni dopo

* "La moneta originale araba è il dinar equivalente quasi all'italiano zecchino; la parola zecchino o sequin non sembra che sia italiana ma piuttosto orientale". Il Companion to the Almanac 1856 spiega così il nome...

** Le prime monete d'oro chiamate "Nobili" compariranno oltre 150 dopo la storia qui narrata.

*** Una moneta di nome Crown fu introdotta all'epoca degli Stuart.

Si veda la Storia delle monete inglesi !