I bottini dei Conquistadores


L'accumulo di oro e argento dei Conquistadores.


Il re degli Incas Atahualpa fu rapito dagli spagnoli comandati da Francisco Pizarro e dovette pagare un enorme riscatto per sperare di riavere la libertà: riempire di oro e argento una stanza di circa 40 metri quadrati sino all'altezza di oltre 2 metri. Da ogni parte dell'immenso impero arrivarano lama carichi d'oro a Cajamarca per il riscatto del re. Furono prelevati dai palazzi e dai templi tutti gli ornamenti e gli utensili d'oro, alcune lastre d'oro pesavano più di 10 chili... furono quasi tutti fusi. Squadre di orafi indigeni lavorarono un mese a ridurre calici, brocche, fantastici uccelli e animali d'oro, manufatti mirabili in semplici lingotti.

Il peso del bottino era pari a 1.326.539 pesos de oro. Calcolarne il valore monetario attuale è difficile: il peso de oro nella Spagna del XVI secolo era una unità di misura non era una moneta: si trattava di circa
4,6 grammi di valore leggermente inferiore ai 6 dollari al prezzo dell'oro dopo il 1933.

Tuttavia nel 1530 il potere di aquisto del castellano era considerevole sebbene avesse subito una forte svalutazione quando l'oro delle Americhe provocò notevoli squilibri nell'economia europea della seconda metà del Secolo. Alle nostre difficoltà di calcolo si aggiungono il fatto che il prezzo attuale dell'oro è stabilito artificialmente e non è necessariamente legato alla domanda effettiva.

Prescott che scriveva nel 1847, calcolò il potere di acquisto del castellano in circa 11,67 dollari americani alla quotazione di allora, collocando il valore complessivo del riscatto di Atahualpa oltre i 15 milioni di dollari. Tenendo conto dell'inflazione avvenuta in oltre un secolo possiamo dire che il castigliano dei tempi di Pizarro aveva un potere di acquisto pari a quello di circa 100 dollari dei tempi di oggi, il che porta il riscatto di Atahualpa ad un valore di oltre 150 milioni di dollari.

Pizarro divise il bottino in modo solenne. La sua parte fu di 57.222 pesos d'oro, una certa quantità di argento e il trono d'oro massiccio del re del valore di 25000 pesos. Gli altri personaggi importanti della conquista ricevettero quasi altrettanto, gli ufficiali divennero milionari i sol,dati comuni diventarono più ricchi di un Duca. Naturalmente la loro ricchezza consisteva intermanete in metallo, di gran valore in Spagna, non eccessivamente utile in Perù.

Un risultato immediato di tutto quel metallo pregiato fu un eccesso di oro che provocò tra i conquistadores una improvvisa e intensa inflazione. Una bottiglia di vino era scambiata per 60 pesos, una spada per 40 o 50, un paio di scarpe per 40, un mantello per un oltre 100, un buon cavallo per migliaia. Dieci pesos de oro potevano acquistare molti acri di terra in Castiglia, in Perù erano il prezzo della ventesima parte di una risma di carta. Il tesoro degli Incas trasformò la scala tradizionale dei valori europei in una beffa. Entro meno di vent'anni un spagnolo avrebbe potuto offrire 10.000 pesos de oro, probabile un milione di dollari secondo il potere di acquisto attuale,
per una normale sella da cavaliere e non avrebbe trovato venditori.

Intanto Atahualpa fu improvvisamente condannato a morte e giustiziato il 29 agosto del 1533. Fu un lampo di follia di Pizarro che diede corda a una parte bellicosa e sleale dei suoi uomini. Immediatamente i convogli di tesori si fermarano e gli indigeni gettarono i loro carichi nei fiumi e nei laghi o li nascosero lontano. Tra gli oggetti che andarono perduti, a quanto si disse, c'era una catena d'oro lunga oltre 200 metri e dal peso di parechie tonnellate.*

Il fortuito tradimento costò una notevole perdita di metalli preziosi e pergiunta anche la pace; in vita il re era un inutile fantoccio, una volta morto divenne il martire simbolo della rivolta. A quel punto dopo una conquista facile e senza spargimento di sangue, gli spagnoli furono costretti ad una serie di pesanti campagne militari prima che il Perù fosse soggiogato.*

 

La Casa di contratacion di Siviglia, organizzata nel 1503 per controllare tutto il commercio con le colonie spagnole delle Americhe, godette di un afflusso costante d'oro. I documenti delle entrate reali registrarono tutto il valore del tesoro spettante alla Corona (il famoso quinto).

Tra il 1516 e il 1520 registrò un afflusso totale di 993.000 pesos de oro:, gli ultimi frutti delle miniere delle Indie occidentali, le Antille, oramai in via di esaurimento e i primi utili di Panama. Tra il 1521 e il 1525 arrivarono solo 134.000 pesos de oro. Il primo impatto della conquista del Messico ad opera di Cortes si trova nei rendiconti tra il 1526 e il 1530 riportanti la cifra elevata di 1.038.000 pesos de oro. Le cifre totali riferite al periodo tra il 1531 e il 1535 riflettono gli introiti derivanti sempre dal Messico e i primi del Perù, 1.650.000 pesos. Nei 5 anni successivi l'importo salì vertiginosamente a 3.937.000 pesos tra il 1536 e il 1540.

La Spagna era diventata ricca grazie alle Indie/Americhe sebbene tutta
questa ricchezza avesse portato poca prosperità alla madre patria.

Un grosso errore economico!

I rendiconti compilati a Siviglia indicavano sempre un andamento positivo, eppure il flusso d'oro di per sè diminuì rapidamente una volta che i tesori dei palazzi e dei templi furono stati saccheggiati. Era facile arraffare oggetti preziosi accumulati nel corso di generazioni ma strappare alla terra nuovo oro richiedeva più tempo. Tra il 1493 e il 1530 quasi il 98% dei metalli preziosi arrivati a Siviglia era costituito dall'oro. Poi la tendenza cominciò a invertirsi e tra il 1531 e il 1550 l'85% di ciò che arrivava era costituito dall'argento, il cui valore per oncia era molto inferiore. Nel periodo di maggior splendore dell'imperialismo spagnolo, tra il 1591 e il 1595, il Nuovo Mondo produsse metallo prezioso per 35.185.000 pesos de oro ma il 98% era costituito da argento.

Si erano scoperte nuove miniere tra cui la favolosa del Potosì in Bolivia, sotto il breve regno di Gonzalo Pizarro, il quale sconfisse e giustiziò prima i ribelli del giovane Almagro, assassini di suo fratello Francisco, e quindi decapitò Blasco Nunez Vela, inviato imperiale di Carlo V e designato a prendere il potere e mettere fine alle guerre civili che stavano dilaniando il Perù.

 

Le favolose miniere di argento del Potosì procurarono alla Spagna più ricchezza di quante
gliene erano arrivate da tutte le conquiste precedenti.

Esaurite le conquiste e lo sfruttamento di Antille, Messico e Perù, i nuovi conquistadores si
diressero all'esplorazione dell'interno del continente sudamericano, da più lati, alla ricerca
dell'uomo d'oro di Cundinamarca, l'Eldorado !!

 

* Robert Silverberg