Un grosso errore economico !


L'accumulo di oro e argento della Spagna sembrava non dovesse mai avere fine,
ma esso rappresenta una occasione sprecata e una lezione di valore assoluto.


L'accumulo di oro e argento da parte della Spagna sembrava non dovesse mai avere fine:
le navi provenienti dall'America ne scaricavano di continuo a Siviglia.e la caccia data da
Inglesi e Olandesi ai galeoni costituiva oramai il tema centrale della politica internazionale:
le imprese di Sir Francis Drake (1540 - 1596) sono giustamente passate alla storia.

Persino i teorici dell'economia erano convinti che uno stato fosse tanto più ricco quanto
maggiore era la quantità di metalli preziosi di cui disponeva, ragion per cui i grandi
si sforzavano di aumentare la propria potenza moltiplicando i loro possedimenti di
metallo prezioso. Poichè la produzione di oro in Europa tra il 1493 ed il 1600 circa
non superò le 7 tonnellate e mezzo all'anno, divenne obiettivo principe degli altri
stati continentali quello di ridurre la quantità d'oro posseduta dalla Spagna;
cosa possibile solo a patto di condurre guerre di rapina, oppure pervendendo ad
un saldo attivo della bilancia commerciale, cioè con le esportazioni superanti le importazioni.

Dal momento che all'epoca i pagamenti internazioni avvenivano soltanto in oro e argento,
una bilancia commerciale attiva poteva apparire l'unico mezzo sicuro per aumentare
la ricchezza nazionale. Sostanzialmente questo principio di politica economica era
ricalcato su quello seguito dai privati imprenditori borghesi: poichè essi si arrichivano
sempre più grazie a bilanci attivi era logico supporre che lo stesso principio valesse
anche per le nazioni. Così almeno pensavano i teorici e così in tal senso agivano
i responsabili dell'economia.

Ma si sbagliavano di grosso sia gli uni sia gli altri !!

Mentre l'afflusso dei tesori delle Americhe approdavano alla Spagna e da questa ad altre
nazioni, attraverso i canali delle guerre e del commercio, si verificò un generale ed
enorme aumento dei prezzi. Gli Spagnoli, i quali possedevano i 3/4 delle riserve auree
mondiali, non riuscivano a capire come mai l'oro divenisse sempre più a buon mercato
mentre il pane sempre più caro. L'aumentare delle riserve monetarie condusse
positivamente ad una rapida espansione del commercio esterno ed interno
ma negativamente condusse a un rapido aumento dei prezzi.

Come era possibile che nella penisola iberica e in tutto il continente europeo, l'economia
era scossa da continue bancarotte degli stessi stati? Grosse difficoltà si ebbero a causa dell’incapacità di Carlo V a onorare gli impegni con la finanza internazionale. Nessuno
riusciva a capacitarsi che fossero proprio il diluvio d'oro e l'afflusso senza precedenti
dell'argento a svilire i metalli preziosi e quindi a rendere più care tutte le merci !

In altri termini i metalli preziosi sebbene abbondanti, aumentarono di prezzo a mano
a mano che i governi, spinti dal bisogno dei fondi, rivalutavano artificialmente ora le
monete d'oro ora quelle d'argento. In tutta Europa si ebbe un continuo aumento del
numero di monete e del loro valore nominale in termini di moneta di conto,
accompagnato però da una regolare caduta del loro potere di acquisto.

In pratica la somma dei tesori che gli Spagnoli estrassero dal nuovo Mondo fu enorme,
sufficiente ad alterare materialmente l'economia dell'Europa. La crescente produzione
di oro e di argento fu la causa più importante della rivoluzione dei prezzi nei secoli
sedicesimo e diciasettesimo. Un dato significativo: le monete spagnole d'argento della
dimensione del dollaro (i famosi pezzi da otto) battute raramente nel tardo
Quattrocento e agli inizi del Cinquecento, aumentarono di numero a dismisura.

Siccome la gran parte di qusta ricchezza metallica proveniva dalle Americhe, la funzione
della Spagna in questo movimento fu assai importante. Divenne la distributrice dei metalli
preziosi nel resto d'Europa. Ciò avvenne principalmente perchè non aveva e non sviluppò
mai una industria manifatturiera tale da sopperire agli ingenti e sempre crescenti bisogni
di prodotti richiesti dalle colonie americane
; ma ne deteneva il monopolio del commercio.
Quindi, per sopperire alle necessità di un intero continente in pieno sviluppo, dovette
acquistare i prodotti dagli altri stati Europei in particolare Francia e Fiandre, poi anche
da Inghilterra, Olanda, Italia, stati tedeschi.

Francesco Marchiori, maestro della Zecca Veneta ai primi del XVIII riassume circa così la
situazione generale: "le sorgenti dell'oro che innaffiano l'Europa sono le due Americhe,
spagnola e portoghese. E suole essere di due ragioni: una si dice il tesoro per conto dei
due rispettivi Re, l'altra il tesoro per conto del commercio.
" e prosegue "Quest'oro dell'una
o dell'altra America solea venire per la maggior parte in bare o verghe, in grane, polvere,
et in specie effettive.... Si sa che queste due piazze (Lisbona e Cadice ndr) sono quelle
che innaffiano di un tal prezioso genere l'Europa. Il commercio dunque con dette due
piazze non si può negare essere solo quello che attrae l'oro alle altre nazioni...
Si sono rese patrone di tale commercio le quattro nazioni:
inglese, francese, olandese et genovese."

ll fiume di argento (e di oro) versato su Siviglia si divideva quindi in molti rivoli che
innaffiavano tutta Europa, e la maggior parte del flusso era rappresentato dal pezzo
da 8 reales. A fine '500 lo troviamo regolamente anche in Russia e Turchia, e da lì
sempre più a Oriente, dove divenne la moneta più accettata.

La Spagna di Filippo II riuscì comunque a spendere più del denaro accumulato,
soprattutto per la partecipazione a numerose guerre, tra cui la sanguinosa rivolta
dei Paesi Bassi. Il governo dichiarò due volte bancarotta, anche se tecnicamente
erano solamente rinegoziazioni del debito con i banchieri genovesi; essi tra interessi
e numerose altre clausole vessatorie, spremevano .... al punto che Filippo II
confessò di non capirci nulla di questi ricalcoli.

 

"Anche da quest'epoca è possibile trarre un insegnamento di valore universale:
risulta con straordinaria evidenza come l'oro, da solo, non costituisca una ricchezza,
ma crei ricchezza soltanto quando vivifichi l'economia e favorisca la produzione di
merci, e la sua circolazione sia in giusta proporzione con l'offerta di merci e di servizi.

Quando invece l'oro sia disponibile in quantitativi maggiori di quelli occorrenti per il
pagamento di merci e servizi prodotti, accadde che il suo valore diminuisca e di contro
aumentino i prezzi di tutti gli stessi beni e servizi." *

 

Cronaca numismatica in alcuni suoi articoli, accenna anche al problema della tosatura come causa della poca affidabilità delle grosse monete d'argento come causa dell'aumento dei prezzi nel ventennio 1550 - 1570 in Italia.

 

Con il XV secolo e ancora di più con il XVI, l'Eurpa si è collocata al centro di una vasto ma fragile economia mondiale. L'economia europea è più delle altre permeata dalle raltà e dai simboli monetari: monete sonanti, "biglietti", cedole, titoli di debito, lettere di cambio ...e tutto questo prima delle Grandi scoperte

L'India è invece per metà impastoiata in una economia di monete primitive mentre la CIna lo è per tre quarti e l'Africa nera lo è per intero poichè conosce soltanto monete di questo tipo, cioè conchiglie, barre di sale, barre di ferro, pesi d'oro. Con la Conquista, l'America accede fra molte incertezze e letenzze, all'economia monetaria ma a dire il vero in modo assai imperfetto. Soto l'impulso dei dominatori bianchiprodurrà e immetterà sul mercato grandi quantità d'oro e dopo il 1544 anche d'argento senza riuscire a conservare, se non in piccola parte i suoi tesori. L'Europa ha un forte bisogno di quei metallipreziosi prodotti a basso costo da una mano d'opera servile. E ne ha tanto più bisogno in quanto l'attività delle sue miniere, dal rendimento oramai troppo oneroso si fa sempre più lenta; in quanto essa necessita per i propri scambi internisia del metallo giallo sia del metallo bianco; e sempre di più di quest' ultimoper esportarlo in Oriente, verso l'Oceano ndiano e la Cina al fine di utilizzarlo in scambi ritenuti favorevoli a propri interessi. Rispetto all'oro, l'argento presenta ora un notevole vantaggio: in Europa a partire dal XV secolo e in America a partire dal 1554 , anno in cui è stata messa a punto la lega al mercurio, il metallo bianco è già prodotto in termini industriali mentre l'oro è prodotto ancora artigianalmente dagli stessi cercatori.

In Europa dopo il 1550 l'oro incominica a scarseggiare mentre l'argento abbbonda; infatti se verso il 1500 un grammo d'oro valeva 10,5 grammi di argento, intorno al 1550 ne vale 11,1, verso il 1600 quasi 12 e più di 14 intorno al 1650, dimostrando così l'abbondanza di argento arrivato dalle Americhe, in particolare dal Potosì (oggi Bolivia). Il rapporto era invece invertito dei paesi asiatici quali India, Cina, e nel loro ambito di influenza, con un minimo di 1 a 6 in Cina sino al 1600. Ragione di più perchè l'argento estratto dalle miniere della Nuova Spagna (Zacatecas, San Luis, Santa Barbara) o dal Vicereame del Perù (Potosì) prenda spesso la strada dell'Asia sotto forma di "reales de a ocho", i famosi pezzi da 8 reali! Le altre ragioni, sia nuove sia vecchie di secoli sono la forte richiesta di pepe, di spezie, di sete e in seguito di porcellana.

Così si avvia tutto attorno al mondo un flusso incessante di lingotti, di monete, di merci. Dopo iol 1565 un servizio annuale, assicurato dalla Nao de China collega Acapulco, porto della Nuova Spagna sul Pacifico a Manila nelle Filippine (divenuta quasi interamente colonia spagnola) dove affluiscono le giunche provenienti dalla costa meridionale della Cina. Con questi traffici le estremità del flusso si congiungono circondando la terra intera.

Evidente che gli scambi a così lunga distanza sono possibili soltanto grazie al metallo bianco, al lavoro forzato degli indinai che lo producono e all'autorità vigile, anche se incessantemente elusa, del Re Cattolico e dei suoi rappresentanti.
Tuttavia tra il 1600 e il 1610 le miniere americane vittime di numersoe vicissitudini, della regola dei rendimenti decrescenti e del riflusso della massa indiana, forniscono l'argento in quantità sempre minori. Questa catastrofe dovuta a molte e svariate cause, si propagherà lungo i fragili intrecci dell'economia internazionale come il fuoco lungo la miccia della dinamite. L'esplosione partirà da Siviglia, dal 1503 deteneva il monopolio delle relazioni con il Nuovo Mondo. Alla prima ne seguiranno altre a scoppio più o meno ritardate e si produrranno a poco a poc ovunque. Inizierà così la fase di riflusso successiva alla crescita del XVI secolo che sarà caratterizzata anche da una diminuizione dei prezzi.

 

* Roland Nitsche - "Alla Scoperta della moneta"