Nicola Oresme: moneta buona e cattiva |
Esponente di punta della scolastica e del nominalismo all’Università di Parigi, |
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Scrisse un trattato di economia verso il 1360, il "Tractatus de origine, natura, iure et mutationibus monetarum", il quale rappresenta il primo tentativo rilevante di distinzione della trattazione dell'economia dalla morale e dalla politica. In esso sostiene la teoria della moneta-merce contro quella allora dominante della moneta-segno, si scaglia contro le alterazioni monetarie (come farà in seguito Copernico) e sembra anticipare il principio che sarà poi detto legge di Gresham. Le svalutazioni della moneta sono un fenomeno su cui il principe deve mantenere la massima vigilanza; se invece effettuasse svalutazioni a suo piacimento non sarebbe un sovrano legittimo, ma un tiranno, e non avrebbe alcun diritto a governare! E Oresme ricorda che il potere di un tiranno si fonda sulla paura, mentre quello di un re è basato sui legami di fiducia che il sovrano sa instaurare col popolo. I suoi scritti e le sue tesi dimostrano inequivocabilmente l'evoluzione economica del periodo: nel campo monetario
Il saggio analizza le teorie monetarie di Nicola Oresme presentate in un testo capolavoro della scolastica medievale; argomenti centrali sono l'analisi dei processi inflattivi e l'attribuzione all'autore della nota legge monetaria, oggi nota con il nome di 'Legge di Gresham'. La ricerca dimostra come determinati saperi 'pratici', tra i quali l'economia monetaria - ramo dell'economia politica - esistano grazie allo sforzo del pensiero filosofico di studiosi come Oresme, vissuto dal 1320 al 1382 e gran maestro del Collegio di Navarra dell'Università di Parigi. La natura del Trattato è in primo luogo politica: l'autore illustra le controindicazioni delle oscillazioni monetarie, sostiene il dovere dei sovrani di garantire una moneta stabile e insiste sul concetto della moneta non come bene personale del re, ma come bene comune del popolo che ne fa uso. Visione del testo originale: |