Moneta "di conto" e moneta "di banco"


La moneta "di conto" e la moneta "di banco" sono casi di monete non reali, non
coniate, ma molto utili nel passato in contabilità e in economia bancaria.


Solitamente, la maggior parte delle persone che vivono in una nazione ed adottano una moneta, la vedono effettivamente circolare o sotto forma di moneta metallica oppure di banconota.
Esistevano in passto anche molte monete non reali, monete fantasma come le definiva Carlo Cipolla, le quali non circolavano effettivamente ma rappresentavano i multipli delle monete circolanti. Ciò era necessario a semplificare la contabilità e molte operazioni di pagamento di valore elevato.

Col sistema metrico decimale in quanto la si usano termini come milione o miliardo anche le le monete effettive non superano un valore minore; negli euro la banconota più alta di valore è quella da 500 ma nei conti si usano numerali valutari più elevati, tipo appunto il milione di euro.

N.B: in questo contesto, nel linguaggio corrente si usa sempre il termine "moneta" ma sarebbe più opportuno usare il termine "valuta".

Cosa significa "moneta di conto " ?

L'esempio più famoso e duraturo nei secoli è relativo alla riforma monetaria di Carlo Magno.

Il denaro carolingio era l'unico pezzo di cui ordinariamente si potesse far uso e non aveva né multipli né sottomultipli: come se noi avessimo a disposizione solo il nominale di mille lire, senza spiccioli e senza multipli da 5.000, da 20.000, da 50.000, da 100.000. Sistema monetario, dunque, quanto mai rozzo, che rifletteva una situazione economica primitiva.

Il denier aveva però due multipli non coniati, il soldo e la Lira.

Non vi erano nè multipli nè sottomultipli, sicchè per i pagamenti più consistenti si ricorse ad alcune unità di conto come il Soldo pari a 12 denari, e la Lira pari a 240 denari ossia ad una libbra (un valore di peso di 408 grammi) d'argento. Nasceva così, come moneta non coniata, la Lira, e veniva introdotto un sistema di conteggio della moneta fondato su lire, soldi e denari che sul continente europeo durò sino alla rivoluzione francese.

Se nei pochi scambi solo raramente si ricorreva alla moneta, all'unità monetaria bisognava però far riferimento come unità di conto nel fissare prezzi, censi, affitti, donativi, compensi vari, anche quando tali prezzi, censi, fitti, donativi sarebbero stati pagati non in moneta, ma in altra forma di economia naturale. Qui il denaro si dimostrò presto inadatto, era troppo misero ed usandolo come unità di misura si finiva col dover fare uso di cifre troppo grosse.
Uno dei motivi a rendere complicate queste operazioni era la mancanza degli zeri, perché i numeri arabi non erano ancora arrivati in Europa e quei pochi che sapevano leggere, scrivere e far di conto, facevano uso dei numeri romani, non adatti alla manipolazione di cifre grosse.

Si risolse il problema ricorrendo alla creazione di una moneta di conto più "pesante". Non c'era allora sistema metrica decimale e il peso del denaro era determinato in relazione a un peso chiamato libbra: cioè a dire, nella riforma si era stabilito che da una libbra (peso) d'argento si dovessero ricavare 240 denari. La gente, quindi, per semplificare le cose, invece di dire o scrivere 240 denari, cominciò a dire una libbra, invece di 2.400 denari cominciò a dire dieci libbre, e così via. La libbra cui inizialmente si faceva riferimento era la libbra-peso, ma presto divenne una unità monetaria di conto a sé stante, chiamata appunto lira: una unità di conto "pesante", cui si ricorse per semplificare le cifre troppo grosse, se espresse nella moneta corrente, cioè il denaro.

Quindi, la lira nacque come moneta di conto "pesante", ma non era destinata a rimanere tale. Nata come multiplo del denaro, era destinata a seguire le peripezie di quest'ultimo, il quale, come tutte le monete effettive, era a sua volta destinato nel corso del tempo a una progressiva svalutazione. In effetti, il denaro carolingico resistette per circa un secolo, grazie non tanto ad una fama politica monetaria, quanto piuttosto ad una situazione di ristagno economico. Col secolo X, però, le cose cominciarono a muoversi e in Italia più che altrove il denaro cominciò ad essere ridotto progressivamente sia di peso che di lega. La lira, ancorata al denaro dal rapporto fisso 1:240, si rese quindi sempre più "leggera", per cui già nel corso del Medioevo si dovette ricorrere a unità monerarie più "pesanti", come il grosso d'argento, il fiorino d'oro e il ducato d'oro, le quali nacquero come monete circolanti ma col tempo furono affiancate dalla relativa moneta fantasma, ma a causa di una motivazione differente.

La Lira: "Un fantasma col piede d'argento" come la definì Carlo M. Cipolla.

Fantasma perchè non fu mai coniata sino al 1471 a Venezia quando il valore della Lira-peso scese di molto e si potè coniare una maximoneta con tutto l'argento di una libbra!
Piede d'argento poichè si basava sul peso della libbra d'argento.

Nella storia dell'economia si hanno molti altri esempi di monete di conto, create allo scopo di rendere comparabile il valore delle merci e delle monete in circolazione. In Francia si calcolava in Lire tornesi, in Inghilterra in pounds o Lire sterline mentre in Germania in pfund o in mark, ma il meccanismo e gli scopi erano essenzialmente quelli definiti da Cipolla per la penisola italiana.

L'aumento dei traffici intensificò l'aumento del numero di monete circolanti mentre le emissioni degli Stati divennero disordinate e disorganiche. Il diritto di battere moneta era ecessivamente distribuito, soprattutto nell'area tedesca tra principi, città stato, vescovi, abati, duchi, per terminare col Re. L'elevato frazionamento, le diversità delle misure di peso, il fatto che ogni governo faceva circolare nel proprio territorio anche monete straniere, tutto ciò portava necessariamente a formulare i prezzi dei beni e della miriade di tipologie monetarie in circolazione tramite la moneta di conto! I governi da parte loro emettevano editti stabilenti il valore della moneta di comnto di tutte le monete nazionali o estere in circolazione consentita. Questi valori varivano specie in considerazione delle alterazioni del rapporto di scambio oro - argento, causate dalla diversa disponibilità dei due metalli preziosi.**

Cosa significa "moneta di banco" ?

Tutte le operazioni di borsa si svolgevano in moneta di conto mentre le operazioni bancarie si svolgevano in moneta di banco. Le banche, diventate riferimenti sempre più importanti per gli operatori, usavano questa particolare moneta per registrare i depositi e i prelievi dei clienti, che però potevano essere fatti in monete di tipologia diversa comprese quelle logorate dall'uso o dal fenomeno della tosatura.**

I mercanti, impegnati in calcoli sempre più difficili, usavano molti metodi per renderli più agevoli; uno dei più curiosi risale lla tradizione mercantile olandese. Dalla fine del Trecento a tutto il Seicento sia mercanti, banche, cambiatori, erario sia le altre istituzioni commerciali o ecclesiastiche, si servivano di gettoni per il cosidetto "calcolo sulle linee": era una specie di abaco migliorato con il quale si riuscivano a eseguire celermente le quattro operazioni fondamentali.

I gettoni ebbero immediata diffusione in Inghilterra e Francia, dove quando scarseggiavano le monete, talvolta le sostituivano. Per metodi di calcolo più avanzati si dovrà attendere il 1642, anno in cio il diciannovenne Blaise Pascal inventò la macchina calcolatrice, allo scopo di aiutare nei conteggi il padre intendente di finanza. **

Tra il Cinquecento e il Seicento, a causa della differente quantità dei metalli preziosi in arrivo dal Nuovo Mondo, si mutò il rapporto oro - argento di 1 a 10, il più comune nei secoli precedenti, ad uno nuovo di 1 a 14,5 e quindi l'argento perse il 45% di valore rispetto al metallo giallo. Inoltre le strette relazioni colleganti tra loro le monete e i mercati monetari, risentivano anche di eventi politici. La Guerra dei Trent'anni (1618 - 1648) combattuta sui territori degli stati tedeschi, tra loro e la Svezia, provocò un diluvio di monete false, moltiplicò l'emissione di quelle dal valore nominale molto superiore a quello intrinseco e permise la loro diffusione anche negli altri stati europei.**

Secondo R. Nietsche, i danni prodotti da queste falsificazioni, alterazioni e svilimenti delle monete causarono per l'economia tedesca molti più danni della guerra stessa!

Il disordine e lo svilimento della monetazione erano i fenomeni di cui si era già occupato il canonico e Astronomo Niccolò Copernico cento anni prima, e ora anche altri nomi della scienza rivolsero a ciò la loro attenzione.

 

** De Agostini - 1993

La fonte più completa per la seconda parte del testo è rappresentata da alcuni articoli o capitoli di libri scritti da Carlo M. Cipolla