Il sistema della doppia circolazione


Introduciamo qui un sistema monetario tipicamente medioevale in cui due metalli, l'oro
e l'argento, le monete legali dotate di potere liberatorio illimitato sono quelle per i
commerci esteri; le altre monete piccole, di argento a bassa lega o di rame servivano
solo per i commerci interni e minuti.


Si tratta del fenomeno della "doppia circolazione" ovvero della complicata situazione in cui si
trovò l'Europa verso la fine del Medioevo, quando ricominciarono a circolare monete d'oro e di
buon argento, le quali tendevano a non mescolarsi con le monetine di basso argento o di rame.
Si può paragonare ala caso di uno stato odierno in cui le banconote non siano cambiabili con le monete metalliche, anche se ne sono multipli... quindi dappertutto si articolavano due gruppi di sistemi monetari dotati di proprie peculiarità intrinseche e di circolazione.

Tuttavia uno schiarimento lo si ricavava ricorrendo alle due voci bibliografiche che Vittore Branca proponeva in nota al passo appena citato: un saggio di Armando Sapori... e il celebre terzo capitolo del libro "Moneta e civiltà mediterranea" di Carlo Cipolla, uscito nel 1957 per i tipi dell’editore Neri Pozza ma già apparso l’anno prima in inglese a Princetown, capitolo il cui titolo suona in italiano
“Il grosso problema della moneta piccola”.

L’efficacia della spiegazione consisteva, come spesso accade in ambito storico, nel proporre una analogia non solo con la situazione della circolazione monetaria nell’Europa dell’età moderna ma anche, sia pure in modo implicito, con la situazione contemporanea. Tale analogia consente di percepire la forte alterità del sistema monetario tardomedievale, basato su due diversi mercati monetari la cui reciproca connessione non è immediata: il mercato della moneta piccola, quello delle piccole transazioni quotidiane, dei prezzi dei prodotti del piccolo artigianato, dei salari dei lavoranti e, dall’altra parte, quello della moneta grossa, delle transazioni importanti, della finanza e del commercio internazionali; quello della moneta che corre su tutte le mani e quello della moneta che corre sulle mani di pochi ricchi.

Due ambiti separati e fino a un certo punto indipendenti: l’uno prestigioso, fermo e stabile, l’altro soggetto a oscillazioni continue, in genere verso il basso e, sul lungo periodo, destinato a una progressiva erosione inflazionistica. Il punto di connessione era costituito dalla circostanza che le merci negoziate in moneta grossa sui circuiti importanti, internazionali o meno, erano prodotte da operai i cui salari venivano pagati in moneta piccola. *

Si arriva quindi ad avere stabilito una idea di separazione, di circolazione parallela, di non agevole né possibile traducibilità di un sistema nell’altro, al di là di certi ristretti limiti. Una prima idea che costituisce una prima approssimazione alla conoscenza di un sistema e una ancora più primitiva approssimazione alla conoscenza del suo significato sociale e politico.

Nel Trecento dopo l'emissione del grosso in buona lega e della moneta d'oro, inizia ad apparire questo fenomeno: si istituirono di fatto due sistemi monetari paralleli!
Un primo utilizzato per gli scambi minori a carattere locale, basato essenzialmente sulla moneta
in bassa lega d'argento o mistura; un secondo proprio delle operazioni commerciali più rilevanti basato sulla moneta aurea o su quella d'argento in buona lega, i grossi. Quest'ultimo sistema
era difeso con estrema cura attraverso la stabilità del contenuto di metallo nobile presente nelle monete, principalmente per non produrre gravi ripercussioni sui traffici commerciali di rilevante valore, i quali, in particolari se esteri, si dovevano pagare con moneta di ottimo pregio.
Le pressioni inflazionistiche erano quindi tutte scaricate sulla moneta piccola, ripetutamente svalutata riducendo il suo contenuto argenteo attraverso la diminuzione del peso oppure la svalutazione della lega. **

In parole semplici, nelle città mercantili italiane circolano due monete assieme: una sexy
luccicante e formosa per il commercio internazionale e una rinsecchita, svilita e bruttina per
fare la spesa e pagare i salari. Quest'ultima, in contrapposizione all'altra, il grosso, finisce per essere chiamata picciola (erano i denari e i quattrini) da cui il nome spiccioli.*

Nel sistema della moneta grossa appartenevano le monete nazionali d'oro e d'argento di alto
titolo nonché quelle estere ammesse in circolazione dalle gride monetarie. Si trattava di
nummi il cui valore di mercato e/o legale tendeva ad allinearsi a quello intrinseco, le cosidette monete piene. Era il numerario delle transazioni internazionali, del commercio all'ingrosso
e dei più importanti scambi interni.

Tra i due sistemi non c'è interscambio perchè manca il requisito fondamentale:
la stabilità del rapporto.

Per transitare da uno all'altro si passa attraverso una terza moneta, quella di conto,
ovvero la Lira.

"Ma se per tanti secoli tutta l'Europa funzionava così vuol dire che alla fin fine non girava
poi tanto male" (A. Manzo Magno - 2012).

Naturalmente continua ad essere usata anche l'unità di conto, la Lira, solo che raddoppia: oltre in Lira di grossi ora si calcola anche in Lira di piccioli.

Riscuotere in grossi e pagare in piccoli diventa in tal modo una potentisima e apprezzatissima fonte di guadagno. Il meccanismo è semplice: il valore teorico di una Lira, sia essa di grossi sia piccioli di è uguale. Quel che invece cambia e di parecchio è il valore intrinseco: nel primo caso 15,68 grammi d'argento mmentre nel secondo 12,58 con un adiffrenza di circa il 25%. Naturalmente era facile capire quanto ci si potesse lucrare sulla diseguaglianza tra i due valori. Difatti i veneziani sanno fare benissmi i loro conti e sfruttano allegramente il cambio tra grossi e piccoli per finanziarsi. In realtà ne combinano di ben peggiori: si inventano una moneta piccola e brutta denominata tornesello da inviare nei domini oltremare per pagare marinai e galeotti, la cui paga è conteggiata in lire ma regolata con questa moneta di bassa lega. Si tratta di una vera e propria truffa di stato!

Ai giorni nostri ciò sembrerebbe incredibile: se un cliente volesse pagare la spesa con
500 euro il cassiere subdorerà una truffa ma una volta accertata l'autenticità della
banconta consegnerà la merce richiesta. Nel medioevo non era così: non si poteva comprare il pane con una moneta d'oro e mai nessuno lo avrebbe fatto.
Il fiorino o il ducato d'oro non erano multipli delle loro rispettive monete d'argento,
erano parte di sistemi monetari diversi ma circolavano parallelamente nei rispettivi
stati del tempo.

Da ciò si evince quanto il cambiavalute fosse una figura indispensabile all'epoca, quanto il panettiere o l'artigiano.

Sui meccanismi che ne derivano, ovvero la tendenza alla contrazione del valore reale dei salari e la connessa lievitazione dei profitti di imprenditori e mercanti, illustrati da Cipolla e da altri dopo di lui.

Anche nel rinascimento, come oggi si cercavano di regolare i sistemi e i rapporti monetari. Ma i vertici internazionali a cui siamo abituati ai giorni nostri costituivano un evento sbalorditivo.
Nel 1469 si tenne una sorta di G5 dell'epoca dove si discuteva di rapporti internazionali nonchè
del valore delle monete auree, argentee e nere. In quell'anno si ritrovarono a Brugges, nelle
Fiandre, i sovrani Luigi IX di Francia, Edoardo IV d'Inghilterra, Federico III d'Asburgo, Carlo di Borgogna e gli ambasciatori veneziani. "Lo scopo era definire chiaramente i rapporti tra le monete.
I maggiori capi di stato avevano preso atto del disordine monetario e forse dei rischi di una
carenza di contante, soprattutto di moneta nera, un fenomeno che oggi gli storici definiscono
tra i principali freni allo sviluppo economico del Medioevo." ***

"Lo studio della monetazione comuncale di bassa lega, finora alquanto trascurata soprattutto
per quanto riguarda le analisi composizionali, riveste grande importanza, sia perchè gli effetti
della svalutazione possono consentire una analisi cronologica delle varie emissioni, sia perchè eventuali risultati positivi di tali ricerche potrebbero essere di non trascurabile rilevanza nelle indagini stratigrafiche nell'ambito dell'archeologia medioevale." **

(per esempio nei sistemi bimetallici vigenti nel sec. XIX il rapporto legale fra oro e argento era in genere di 1 a 15,50, cioè l'oro valeva 15,50 volte di più dell'argento).

* Nome mantenuto in Sicilia odierna dove tutt'ora le monete sono dette piccioli
* Sono i veri antesignani della moneta contemporanea, gli spiccioli

** Michele Chimineti - RIN 1991

*** Alessandro Marzo Magno - L'invenzione dei soldi