Le monete di Firenze e il fiorino d'oro


La moneta d'eccellenza di Firenze fu il fiorino d'oro, la sua creazione un evento di portata enorme nella storia sia economica sia numismatica.


Con la ripresa dei commerci dal XII secolo, la riforma monetaria carolingia iniziava a diventare inadeguata e il denario era ormai tanto svalutato in peso e titolo da essere ridotto (a una monetina tanto fina) a dimensioni ed apparenza assolutamente miserabili; un brutto dischetto piccolo e sottile, di bassa lega, facile a perdersi ed addirittura a rompersi; da rompersi se si provava a piegarla, come ci racconta Mario Cipolla.

La lira fiorentina dei primi del Duecento doveva equivalere a circa 47 grammi di argento fino.

Tanto svilito nonostante la ripresa dei raffici e l'incremneto degli scambi. Così da più parti si era risposto alle nuove esigenze economiche con l'introduzione del grosso d'argento coniato da genova e da Venezia tra XII e XIII e poi anche da altre zecche forestiere a seguito dei successi che aveva accolto, specie nei mercati del Levante; occidente legato al monometallismo argenteo invece Italia meridionale (in orbita araba e bizantina) aveva continuato battere moneta d'oro

Sino a quasi metà duecento Firenze non aveva una sua zecca ma usava le monete di Pisa e Lucca (quest'ultima attiva da oltre un secolo in qualità di Zecca Imperiale), città che la superavano per potenza e ricchezza. La prima moneta che vi si coniò fu quasi certamente un "fiorino grosso antico da denari 12, comparso nel 1237"

La città passò a libero comune indipendente dal Marchesato di Toscana nel 1237 e l'attività della
zecca iniziò poco dopo; la prima moneta che vi si coniò fu quasi certamente un fiorino grosso
antico d'argento dal valore di denari 12. Nell'11° e 12° sec. i fiorino furono solo d'argento.

Fiorino fu il nome di varie monete di Firenze con impresso il giglio, emblema della città, le prime
in argento poi le famossisime d'oro e secoli dopo una nuova piccola coniazione con l'argento.

Nel 1251 calo dell'oro rispetto all'argento e a distanza di pochi mesi Genova e Firenze coniano genovino e fiorino.

Nel 1252 Firenze coniò i primi fiorini d'oro, chiamati poi gulden nel resto d'europa, i quali ebbero subito un enorme successo e furono imitati in tutta l'Europa del Nord, come simbolo di valore e di ricchezza, persino in Inghilterra, Germania, Ungheria e Russia.

Il successo del fiorino

La Zecca di Firenze era organzzata in vari istituti e maestranze che rimasero invariate per tutta la durata della Repubblica; non era gestita direttamente dalla Signoria ma la sua attività i proventi erano condizionati dall'invio di ora da parte di mercanti e banchieri.

Nel 1284 il Comune, per cautelare la propria moneta, istituì l'Ufficio del Saggio, dedito a controllare il peso dei fiorini, 96 per libbra; il Saggiatore e i suoi collaboratori appartenevano all'Arte degli orafi ed erano a disposizione, in opportuni uffici, a chiunque avesse monete da verificare. I Fiorini irregolarimo tosati erano confiscati e venivano cambiati con Fiorini regolari, con la richiesta di una adeguata integrazione di oro.

Dato di Giunta, Niccolò di Pazzino, Piero di Goro, Michelozzo di Bartolommeo sono i nomi più
ricorrenti degli "intagliatori di conii".

Il "Libro della Zecca" conservato all'Archivio di Stato di Firenze resta la fonte principale per gli studi sulla moneta firentina; fu una iniziativa di Giovanni Villani, "Signore della Zecca per l'argento" e inizia dal 1316.

Firenze della prima metà del Trecento nella narrazione di Giovanni Villani

Le spese ferme del comune di Firenze e di necessità per anno; e valeva lire tre e soldi due il fiorino dell'oro. Il salario del podestà e di sua famiglia l'anno lire quindicimila dugentoquaranta di piccioli. Il salario del capitano del popolo e di sua famiglia lire cinquemilaottocentottanta piccioli. Il salario dell'eseguitore degli ordini della giustizia contro a' grandi colla sua famiglia lire quattromila novecento di piccioli. Il salario del conservadore del popolo e sopra gli sbanditi con cinquanta cavalieri e cento fanti fiorini ottomilaquattrocento d'oro l'anno: questo uficio non è stanziale, se non come occorrono i tempi di bisogno. Il giudice dell'appellagioni sopra le ragioni del comune lire millecento di piccioli. L'uficiale sopra gli ornamenti delle donne e altri divieti lire mille di piccioli. L'uficiale sopra la piazza d'Orto san Michele e della Badia lire mille trecento di piccioli.

I banchi de' cambiatori erano da ottanta. La moneta dell'oro che si batteva era da 350 migliaia di fiorini d'oro e talora quattrocentomila; e di danari da quattro piccioli l'uno si batteva l'anno circa ventimila libbre.

 

Scudo, lira toscana, soldo, denaro

Nel Granducato di Toscana le scritture contabili si tenevano in Scudi soldi denari (o anche Lire toscane soldi denari), dove lo "scudo" era una unità di conto piuttosto che una moneta coniata e circolante. In realtà lo Scudo da lire sette fu coniato nel 1568 e successivamente tra il 1574 e il 1587; questo scudo d'oro pesava tra i gr. 3,30 e 3,40, e presumibilmente (fino alla metà del secolo XIX non si conosceva svalutazione o inflazione) a questo si faceva riferimento.

Uno scudo era pari a 7 lire, ogni lira era divisa in 20 soldi pari a 240 denari.

Dopo Alessandro, Cosimo metterà al bando la vecchia monetazione repubblicana,
stabilendo così la fine di un'epoca.



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